Lo Zohar ci dice che il primo giorno della Creazione, ci fu una gioia pari a quella che si risvegliò il giorno in cui il Mishkan, il Tabernacolo, fu costruito. Quale fu la gioia che il Creatore provò nel processo della Creazione? Lo Zohar ci dice che il Creatore inizia il processo della Creazione, arriva al sesto giorno, e crea tutti gli animali, crea l'uomo... ma a quale scopo?
Leggiamo nello Zohar che gli animali si presentano da Adamo, dopo la sua creazione, e vogliono inchinarsi davanti a lui. Gli animali vedono questa forma umana per la prima volta e sanno che si tratta di un essere più elevato loro, perciò si vogliono inchinare e seguire Adamo. Però Adamo dice loro, "Vi sbagliate, c'è una forza più grande nel mondo. C'è la Luce del Creatore. Riuniamoci tutti insieme - io, l'umanità, gli animali e tutti gli oggetti inanimati che sono stati creati - e indirizziamo le nostre energie, la nostra concentrazione e il nostro lavoro verso la Luce del Creatore".
Questo era lo scopo della Creazione, affinché l'uomo raccogliesse tutto il mondo e lo elevasse connettendolo alla Luce del Creatore. Ma poi sappiamo cosa accadde: Adamo cadde.
Ci fu una seconda e una terza volta nella storia in cui anche questa possibilità fu risvegliata. Si dice che quando fu data la Torah, quando la Luce dell'Immortalità fu rivelata sul Sinai, ci fu un momento in cui gli Israeliti ricevettero quella Luce e quella consapevolezza per poter riunire il mondo intero e guidarlo verso una connessione con la Luce del Creatore. E poi ancora, in occasione del Mishkan. Quando Aronne iniziò il suo lavoro, fu di nuovo risvegliato il pensiero che tutto il mondo si unisse: che l'umanità, gli animali e tutto il resto dirigessero i loro sforzi, la loro consapevolezza e il loro desiderio verso una connessione con la Luce del Creatore.
Quindi la creazione dell'uomo, la consegna della Torah sul Sinai e la creazione del Mishkan sono i tre momenti nella storia dell'umanità in cui il mondo fu risvegliato per iniziare almeno il processo di indirizzamento di ogni cosa verso una connessione alla Luce del Creatore. Ma sappiamo che in ognuno di questi momenti ci fu una caduta; Adamo cadde, gli Israeliti caddero con il Vitello d'Oro, e dopo il Mishkan, gli Israeliti caddero di nuovo. Allora dov'è la gioia? È un insegnamento di cui parla Rav Ashlag, ed è un insegnamento che dobbiamo conservare nella mente ogni volta che facciamo un'azione spirituale.
Rav Ashlag rivela il bellissimo concetto che egli chiama il Pensiero della Creazione. Cos'è il Pensiero della Creazione? Il Pensiero della Creazione è che nel primo momento del primo giorno, il Creatore, che è al di sopra del tempo, dello spazio e del movimento, vide tutto dall'inizio alla fine, vide il pensiero... cos’è il pensiero? Il pensiero è un mondo dove non c'è dolore, sofferenza, morte o mancanza; solo gioia e appagamento. Il Creatore vide anche tutti gli alti e bassi, ma quando il tempo non ti vincola, poiché la Luce del Creatore non è vincolata al tempo, questi alti e bassi non sono nemmeno realmente presenti. C'è il pensiero che accompagna tutto fino alla fine.
Rav Ashlag ha usato l'esempio di quando una persona sta pensando di costruire una casa. Per prima cosa, ha il pensiero di come sarà bella la casa costruita, ma sa anche che durante la sua costruzione ci sarà molta polvere, molta immondizia, non sarà così bella, e potrebbe volerci più tempo del previsto. Sa tutto questo, ma non importa, perché conserva nella mente il Pensiero della Creazione.
Così, Rav Ashlag dice che quando parliamo della gioia che esisteva al tempo della Creazione, quando parliamo della gioia che esisteva ai tempi del Sinai, ci riferiamo al tempo in cui il risveglio del Pensiero della Creazione fu portato in questo mondo. Cosa stava pensando Aronne, come leggiamo nella porzione Shmini, mentre entra nel Mishkan? Egli ha lo stesso pensiero che Adamo ebbe prima della caduta, quando portò con sé tutti gli animali e tutta la Creazione e li diresse verso la Luce del Creatore. Ebbe lo stesso pensiero che avevano avuto gli Israeliti quando ricevettero la Luce sul Sinai. "Il mio compito", come dissero Aronne, Adamo e gli Israeliti, "è riunire tutto questo, tutta l'umanità, tutti gli animali, e dirigere tutto verso la Luce del Creatore". In quel momento, si risveglia il Pensiero della Creazione, la consapevolezza del Creatore che vede dall'inizio alla fine. Ed è da lì che viene la vera gioia. Connettendosi a quel Pensiero della Creazione che il Creatore ebbe nel momento della Creazione, vedendo gli alti e i bassi e il bene e il male che si sarebbero verificati fino alla fine.
Quando Aronne riuscì a connettere la sua consapevolezza a quello scopo, fu in grado di connettersi al Pensiero della Creazione. Fu in grado di connettersi alla vera gioia e così di portarla nel mondo. Per questo, quando lo Zohar ci dice che quello fu il giorno in cui la gioia più grande fu portata in questo mondo, significa che Aronne fu in grado di connettersi al Pensiero della Creazione. E questo è ciò che è disponibile per noi durante lo Shabbat Shmini.
Voglio rendere questo concetto praticabile nel nostro lavoro spirituale. Per quelli di noi che sono coinvolti anno dopo anno, forse decennio dopo decennio, nel lavoro spirituale, diventa un percorso personale; "Mi connetterò al Creatore in modo da portare più Luce nella mia vita, nel mio mondo, nella mia famiglia. Ho bisogno di questo o quell'aiuto". E anche se ciò attira Luce e benedizioni, non ci connette al Pensiero della Creazione. Perché lo Zohar ci dice, anche in questa porzione di Shmini, come in quasi tutte le porzioni, che una persona che è veramente connessa al percorso spirituale può vivere con costante gioia?
Come si può vivere con costante gioia quando vediamo questa oscurità e questo dolore, questa sfida e questo problema? Se siamo in grado di connetterci al Pensiero della Creazione, allora siamo in grado di vivere con gioia costante, perché il Pensiero della Creazione ci conduce fino alla fine, quando tutta l'umanità, tutti gli animali e tutta la Creazione sono diretti e connessi completamente alla Luce del Creatore. Questo è il senso dello Shabbat Shmini, connettersi alla gioia. Ma come ci connettiamo alla gioia?
Dobbiamo connetterci al Pensiero della Creazione... e come ci connettiamo al Pensiero della Creazione? Quando compiamo un'azione spirituale e ci connettiamo, forse lo facciamo perché vogliamo un po’ di Luce o perché dobbiamo affrontare una certa sfida per la quale vogliamo assistenza. Questo va bene, ma non è il fine ultimo. Il fine ultimo dovrebbe essere: "Sono qui, perché so che il mio lavoro è quello di riunire il mondo intero. Radunare tutti gli animali, radunare tutta la Creazione e dirigerli verso la Luce del Creatore. E il mio desiderio è che attraverso la mia connessione di oggi, io porti il mondo intero un passo più vicino a questo obiettivo".
Se abbiamo questa consapevolezza, allora ci stiamo connettendo al Pensiero della Creazione. E collegando la nostra consapevolezza al Pensiero della Creazione, ci connettiamo alla fine dove c'è solo gioia, dove c'è solo connessione, dove non c'è dolore, sofferenza e morte. Allora potremo sperimentare la vera gioia. Ecco perché, come ci dice lo Zohar, non c'è stata gioia più grande che nello Shabbat di Shmini.