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La Differenza tra Connessione Semplice e Connessione Retta alla Luce del Creatore Di Michael Berg

Michael Berg
Novembre 24, 2024
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Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel 2017.

Nella porzione di Toldot, Rebecca riceve l’ispirazione divina che Giacobbe deve rubare le benedizioni che suo padre Isacco stava per dare a suo fratello Esaù. Si legge che la natura di Giacobbe era tam, cioè di una persona semplice, che non manipola e non ruba. Giacobbe, quindi, fu messo in una posizione del tutto opposta alla sua natura.

Lo Zohar ci dice che prima di andare a rubare le benedizioni, Giacobbe pregò, recitando questo versetto dei Salmi: “Salvami dalle parole o dal linguaggio della menzogna, da qualsiasi parola che non sia veritiera”. È strano che egli, mentre si trovava sul punto di mentire e rubare, abbia scelto proprio questa preghiera. Che cosa significa allora che Giacobbe, prima di entrare nella stanza di Isacco per usare l'inganno e rubare le benedizioni a Esaù, si metta a pregare: “Proteggimi dalla menzogna”?

Le benedizioni che Giacobbe stava per ricevere, ci dice Rav Ashlag, consistevano in tutta la Luce di cui l'umanità avrebbe avuto bisogno per porre fine per sempre al dolore, alla sofferenza e alla morte. Lo Zohar ci dice che Giacobbe avrebbe potuto ricevere queste benedizioni solo attraverso l'inganno. Ma perché doveva andare in questo modo?

Lo Zohar dice: “Giacobbe dovette presentarsi con saggezza e con inganno, perché doveva correggere il peccato di Adamo”. Questo processo consisteva nel recuperare la Luce dell'Immortalità, la Luce chiamata Gemar HaTikun, sottraendola al serpente, il Lato Negativo. E il Lato Negativo, si legge, è quello che viene chiamato “il regno della menzogna”. Dunque, ciò che Giacobbe stava facendo era correggere il peccato di Adamo; proprio come il serpente, che con l'inganno e la menzogna fece cadere Adamo ed Eva nelle tenebre e li portò a perdere l'Immortalità, Giacobbe, con la menzogna e l'inganno, si riprese le benedizioni.

Giacobbe doveva conoscere ciò che lo Zohar ci racconta qui, ossia che la menzogna e l'inganno erano l'unico modo per riprendersi le benedizioni. Ciononostante, la sua preghiera era volta a proteggerlo dalle menzogne. È strano: immaginate di essere in procinto di fare qualcosa che cambierà il corso della storia e restituirà all'umanità la possibilità di porre fine al dolore, alla sofferenza e alla morte. E invece di pregare che il Creatore vi aiuti in questo, pregate per qualcos'altro: “Proteggimi dalle bugie”. Ma voi state per mentire... perché allora l'unica preghiera riguarda la protezione dalla menzogna?

Per capirlo, voglio condividere una sezione del Maharal di Praga, un grande kabbalista che ha rivelato molti segreti. Egli afferma che il Libro dei Proverbi ci parla di due tipi di persone che sono connesse alla Luce del Creatore: ci sono coloro che sono yeshurun, che significa retto, giusto, e tamim, qualcuno di semplice, dotato di semplice certezza. Tuttavia, esiste una grande differenza tra i loro livelli di connessione alla Luce del Creatore.

Il Maharal ci dice che la differenza tra essere retti e avere semplice certezza è che la persona retta utilizza la sua mente per capire cosa dovrebbe fare. Desidera fare la cosa giusta e cerca sempre di capire quale sia. Se da un lato lo yeshurun chiede continuamente alla Luce del Creatore di mostrargliela, essere un tamim, avere una semplice certezza, porta una persona al livello in cui non ha più bisogno di pensare a cosa è giusto e cosa è sbagliato. È qualcosa di insito in lui. Questo è il potere della semplice certezza: quando lotti per essa, ti dà una capacità innata di fare e dire sempre la cosa giusta, di andare sempre nella direzione giusta.

Pertanto, chi è retto deve ancora lottare per la verità e per fare la cosa giusta, mentre un tamim è qualcuno che ha una semplice certezza e fa la cosa giusta nel modo giusto, senza doverci pensare. Giacobbe aveva entrambe le cose; il Maharal ci dice che, quando si trattava di esigenze personali o della propria direzione, egli aveva una semplice certezza e non cercava di capire le cose. Ma per tutto ciò che influenzava gli altri, usava la sua mente per capire ciò di cui aveva bisogno.

Avere la semplice certezza è il livello più alto, mentre coloro che sono yeshurun, che usano ancora il cervello per capire cosa è giusto o sbagliato, non hanno intrinsecamente la capacità di vedere sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato, e questo è un livello inferiore. Si dice quindi, rispetto al tamim, che una persona che lotta per la semplice certezza, almeno per quel che riguarda sé stessa, raggiunge l'Immortalità. Perciò, la persona che fatica e combatte per capire quale sia la cosa giusta da fare, riceverà sì una connessione con il Creatore, ma non sarà al livello dell'Immortalità che otterrà la persona che lotta, ottiene e sviluppa semplice certezza.

È importante comprenderne la logica. Come mai la semplice certezza è lo strumento più potente di connessione alla Luce del Creatore? Proprio perché non ci allontaniamo dal Creatore quando ci troviamo in uno stato di semplice certezza. Viceversa, quando siamo in uno stato di rettitudine, significa che affrontiamo una situazione con la mente; quando qualcuno ci fa qualcosa, riflettiamo su cosa dovremmo fare o come dovremmo rispondere e arriviamo così a una conclusione. Questo processo di pensiero rimane al di fuori della Luce del Creatore fino a quando non arriviamo a decidere quale sia la cosa giusta da fare; a quel punto ci siamo ricollegati alla Luce del Creatore.

In uno stato di pura certezza, se qualcuno ci facesse qualcosa, avremmo la certezza che questa situazione proviene dalla Luce del Creatore e, quindi, non penseremmo nemmeno a come rispondere o a cosa fare. Questo processo non porta mai a disconnettersi dal Creatore, ma è tutt'altro che naturale per noi, perché nasciamo in questo mondo fondato sulla menzogna. L'intero mondo, come ci ricorda sempre Rav Berg, è un mondo di illusioni. Probabilmente non c'è nulla che possiamo indicare come assolutamente reale; l'unico modo per allontanarsi da questo mondo di menzogne è essere un tamim.

Ma come ci arriviamo? Quando si presenta una sfida, non usiamo la nostra mente per capire cosa fare; piuttosto, confidiamo nel fatto che essa proviene dalla Luce del Creatore. 

Abbiamo questa semplice certezza e, così facendo, facciamo un passo avanti verso l'immortalità. Quando poi, auspicabilmente, si presenterà una nuova sfida, potremo continuare a essere attivi nella pura certezza, e alla fine non ricadremo più nel mondo della menzogna. Per raggiungere il livello di completa unificazione con la Luce del Creatore, dobbiamo continuamente lottare per abbandonare il campo di gioco del Lato Negativo e smettere di cercare di decidere quale sia la cosa giusta da fare. Vogliamo sviluppare questo aspetto, perché ogni passo verso la semplice certezza non è soltanto un passo che ci avvicina all'Immortalità. La certezza pura, ci viene spiegato, impedisce alle forze fisiche e spirituali di nuocere a coloro che lottano e si muovono verso di essa.


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