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Illuminarci la strada l’un l’altro

Monica Berg
Dicembre 8, 2023
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Ovunque guardiamo, ecco festoni decorativi appesi a porte, alberi e negozi; ci sono cartelloni e melodie festive che riempiono l’aria nelle caffetterie e nei negozi di alimentari. È quasi impossibile non farsi travolgere dal clima festivo e, in effetti, è proprio il caso di fare festa! Festeggiare, dopo tutto, è l’espressione più significativa della nostra gioia e della nostra gratitudine, e si tratta anche della perfetta energia per dare il benvenuto a Chanukah.

Chanukah è una finestra cosmica, un portale che si apre per otto giorni, in cui la “Luce nascosta” si rivela e diviene disponibile per tutti noi. Non importano le parole cattive che potremmo aver detto o le azioni che potremmo aver fatto: quando accendiamo le candele di Chanukah, quella luce risplende nelle nostre anime, bruciando via tutta la negatività. Se, anche inconsapevolmente, abbiamo una consapevolezza negativa - il che accade quando giudichiamo, abbiamo dubbi e paure - opponiamo una grande resistenza perché quel bene ci raggiunga. Gli otto giorni di Chanukah ci portano una grande Luce, ma servono anche per ricordarci che una consapevolezza cambiata è la migliore forma di mediazione per ricevere miracoli. 

In effetti, c’è anche una parabola che illustra molto bene questo particolare aspetto di Chanukah. 

C’era una volta un grande kabbalista che chiedeva alle persone che lo andavano a cercare con i loro problemi di scrivere i propri nomi e le difficoltà che stavano affrontando su un pezzetto di carta. Il saggio poi avrebbe meditato su ciò che c’era scritto. 

Un giorno, un uomo arrivò dal kabbalista con due pezzi di carta: uno era il proprio, e l’altro era quello di un amico. Prima gli consegnò il proprio e poi quello dell’amico; il saggio, guardando quest’ultimo, esclamò: “Vedo che l’anima di quest’uomo brilla di una grandissima Luce”. Meditò dunque sul nome dell’amico e pregò per lui. 

Qualche mese dopo, lo stesso uomo ritornò dal kabbalista. Ancora una volta, gli diede sia il suo nome sia quello dell’amico perché il saggio pregasse e meditasse per loro. Questa volta, però, quando il kabbalista guardò il nome dell’amico, sussultò. “Questa persona deve aver bisogno di preghiere. Ha tanta negatività intorno a sé”. 

L’uomo era perplesso. “Sono confuso. Qualche mese fa, ti ho dato questo stesso nome e mi hai detto che la sua anima brilla di una grandissima Luce. Adesso mi dici che è una persona negativa. Com’è possibile?”. 

Il kabbalista rifletté per qualche istante e disse: “So cosa è successo .Qualche mese fa, quando sei venuto per la prima volta col nome di questa persona, lui stava accedendo le candele di Chanulah. Quando una persona accende le candele di Chanulah, non importa quanto sia negativa e non importa quante azioni cattive abbia compiuto, la Luce di Chanukah brilla nella sua anima. Il tuo amico deve aver trascurato la propria connessione con la Luce al termine di Chanukah. L’ha trascurata, e così la negatività è tornata”. 

Chanukah è sinonimo di miracoli, e abbiamo otto giorni per rivelarli, ma non è la sola festività di Chanukah a renderli manifesti. Questa storia ci ricorda che siamo co-creatori, insieme alla Luce. Non basta osservare la festività e accendere le candele ogni sera - dobbiamo rappresentare noi stessi l’energia dei miracoli perché essi accadano. 

Ma che cos’è un miracolo? Come comprendere e classificare cos’è un miracolo? Secondo il Dizionario di Oxford, un miracolo è “un evento sorprendente e gradito, inspiegabile attraverso le leggi naturali o scientifiche e che viene considerato divino”. In altre parole, è un evento, uno sviluppo o un obiettivo raggiunto, altamente improbabile o straordinario. Queste definizioni potrebbero farci venire in mente esperienze pre-morte, vincere la lotteria o qualche altro momento inaspettato che il fato ci pone innanzi; tuttavia, alcuni dei miracoli che vediamo ogni giorno possono essere di altrettanta ispirazione, se li si guardano in nuovi modi. 

Albert Einstein una volta ha notoriamente detto che ci sono solo due modi di vivere le nostre vite; uno è come se niente fosse un miracolo, l’altro è come se tutto fosse un miracolo.

Parte del nostro problema è che vogliamo comprendere tutto nella vita; vogliamo tutte le risposte e, molto spesso, abbiamo dubbi quando i miracoli accadono perché sono al di fuori della nostra logica. Tuttavia, è proprio questo di cui abbiamo bisogno per manifestarli! Dobbiamo credere nell’impossibile perché la nostra prospettiva sul mondo cambi. Quando immaginiamo infinite possibilità, entriamo in una prospettiva di miracoli. Andare al di là di quello che pensiamo abbia senso mentre apprezziamo il miracolo di ogni giorno di vita: è solo quando faremo questo che vedremo fluire miracoli in abbondanza nelle nostre vite.

Lo scopo del creare miracoli nelle nostre vite non è solo per i miracoli in sé; è per noi stessi, cosicché diveniamo capaci di risvegliare la nostra certezza e diventare un canale che permetta loro di fluire. Più riveliamo miracoli, non solo per noi stessi, ma per l’intero mondo, più soddisfacenti divengono anche le nostre vite. Più soddisfatti siamo, più Luce possiamo condividere nelle nostre vite, creando un “effetto domino” nel manifestarsi delle cose belle. Per citare Albert Einstein, solo una vita vissuta per gli altri vale la pena di essere vissuta.

Se riusciamo ad impegnarci nel rafforzare e trasformare la nostra consapevolezza ogni giorno, riusciremo davvero a vivere una vita appagante. Il dono di Chanukah è che si tratta di una festività in cui non dobbiamo lavorare perché accada. Accendiamo le candele per attrarre le benedizioni e i miracoli che desideriamo per il resto dell’anno. Se però riusciamo ad allineare una consapevolezza dei miracoli con la Luce di Chanukah e il desiderio di condividere, illumineremo la strada per noi stessi e gli uni con gli altri. 


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