Questo articolo è stato precedentemente pubblicato nel 2016.
All’inizio della porzione di Lech Lecha, il Creatore si rivela per la prima volta completamente a Abramo. Eppure, i kabbalisti insegnano che dietro questa storia di rivelazione Abramo ha affrontato un processo più profondo, un processo che custodisce al suo interno un segreto immenso.
Nel Midrash c’è una parabola usata dai kabbalisti per spiegare la rivelazione di Abramo. Essa paragona Abramo a una persona che sta viaggiando da un posto all’altro e che all’improvviso vede un bellissimo palazzo. Tra sé e sé pensa che questo splendido palazzo non può essere nato da solo; ci deve essere stato un costruttore o qualcuno che ne ha commissionato la costruzione. La storia ci dice poi che mentre l’uomo pensa che quel palazzo debba avere un proprietario, il proprietario della villa si mostra e dice: "Io sono il proprietario".
Allo stesso modo, si dice che Abramo si chiedeva: è possibile che non ci sia una Forza che abbia creato questo mondo? E, a causa di questa domanda, il Creatore si è rivelato a Abramo, dicendo “Io sono il Creatore di questo mondo”.
I kabbalisti insegnano che Abramo stava attraversando un processo spirituale. Voleva sapere quale fosse il vero cammino spirituale, così guardò alla storia dell’umanità. Fino a quel momento essa non era stata così lunga, ma c’erano comunque delle lezioni da imparare. Egli guardò alla generazione del Diluvio, fatta di persone egoiste, egocentriche e separate. Essi rubarono l’uno dall’altro e si fecero del male a vicenda. Abramo li guardò e seppe che avvenne una grande distruzione: morirono tutti. Quindi seppe che quella via non poteva essere quella giusta.
Pensò quindi ad un altro periodo della storia chiamato dor ha-pelaga, in cui l’umanità si unì per la prima volta con lo scopo di condividere. Erano uniti nella lingua e nei desideri. Capivano tutti di cosa si parlava ne La Saggezza della Verità, il libro di Rav Ashlag, ovvero che l’unica cosa che può rimanere in questo mondo è un percorso, una comunità, un mondo costruito sul desiderio di condividere. Ma, di nuovo, si dice che al Creatore non piacque neanche quella via.
A questo punto Abramo era confuso. E pensava giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese che, per quanto fosse abbastanza chiaro che la generazione del Diluvio avesse sbagliato, non riusciva a capacitarsi di cosa avesse sbagliato la generazione di quello che è chiamato dor ha-pelaga, la generazione che era stata separata dal mondo. Essi capirono tutto ciò che è giusto. Capirono che riguarda tutto il Desiderio di Condividere, l’essere uniti, l’aiutare il prossimo. Eppure Abramo vide che, se c’era una Forza a questo mondo, quella Forza li aveva separati, e chiaramente non era felice neanche di quel percorso.
Qual era il pezzo mancante? Abramo si chiese cosa volesse il Creatore; Egli non vuole la separazione, ma non sembrava volere neanche l’unità. Allora il Creatore si rivelò a Abramo e, per la prima volta nella storia, qualcuno capì il segreto che stiamo per imparare.
Il Creatore gli disse che la generazione di quello che è chiamato il dor ha-pelaga, coloro che si unirono e capirono che riguarda tutto la condivisione e l’unità, avevano capito il 99% della verità. Il loro desiderio era: “Diventiamo uniti, viviamo una vita spirituale così che possiamo sistemarci, così da poterci godere questo mondo fisico e quello spirituale. Siamone soddisfatti”. Tuttavia, quando il lavoro spirituale si basa sul desiderio di trarne soddisfazione, è giusto solo al 99%. E l'1% che resta non porterà mai alla fine. Perché cos’è la Luce del Creatore? La Luce del Creatore è Infinita. E se sei soddisfatto a qualsiasi livello, che sia fisico o spirituale, non sei connesso.
Ora, ciò non significa che non dovremmo essere felici di ciò che abbiamo. Non significa che non dovremmo apprezzare ciò che abbiamo. Quando riceviamo una grande benedizione, sì, dobbiamo esserne felici e apprezzarla. Ma quanto oltre vogliamo andare? Quanto è più grande il nostro desiderio?
Il problema del dor ha-pelaga, come è rivelato a Abramo in questo Shabbat, è che essi dimenticarono la consapevolezza dell’Infinito. Il loro desiderio nel loro lavoro spirituale era di costruire unità, di costruire un mondo basato sul Desiderio di Condividere, sul prendersi cura di tutti gli altri. Ognuno doveva essere soddisfatto, ognuno doveva avere ciò di cui aveva bisogno. Ma poi? Essi dimenticarono che lo scopo della Creazione di questo mondo non era che tutti fossero soddisfatti; lo scopo della Creazione di questo mondo era che tutti avessero tutto all’Infinito, tanto nella natura fisica quanto nella nostra consapevolezza, connessione e benedizione spirituale.
Quello fu il loro errore. E questa è la consapevolezza che Abramo ottenne in questo Shabbat.
Pensa a te stesso. Questo desiderio ti arde dentro? È ciò che guida ogni cosa nella tua vita? La risposta, per molti di noi, è no. Tutti noi abbiamo un qualche livello di “Ok, questo è dove voglio arrivare, questo è ciò che voglio ottenere, questo è ciò che voglio avere. Ce l’ho, è fantastico… Mi piacerebbe avere un pochino di più”. Ma quasi nessuno di noi vive nella consapevolezza del Mondo Infinito.
E se non viviamo in quella consapevolezza, non siamo connessi al Mondo Infinito. Pertanto, anche se la generazione di quello che è chiamato il dor ha-pelaga aveva capito al 99% – erano spirituali, erano connessi, stavano facendo il lavoro spirituale, il loro desiderio era condividere e di costruire un mondo basato sul Desiderio di Condividere – essi dimenticarono una cosa: che si tratta del Mondo Infinito. Che si tratta di un desiderio Infinito, di una manifestazione Infinita. È qui che caddero. Ma Abramo non cadde lì, perché sapeva che ci doveva essere sempre di più.
Sicuramente la via della generazione del Diluvio era sbagliata; l’egoismo non è la strada. Ma neanche il semplice creare una comoda struttura fisica o spirituale lo è. La giusta strada deve essere connessa alla costante consapevolezza del Mondo Infinito, il che significa che qualunque cosa stiamo creando deve essere basata sull’eternità, sul fatto che c’è sempre di più – più consapevolezza, più connessione, più comprensione, più benedizioni.
Abramo sapeva che, rispetto alla saggezza che aveva compreso, la saggezza che il Creatore poteva ancora dargli, la saggezza Infinita, era molto di più. Abramo aveva la chiarezza che qualsiasi cosa pensasse di aver capito, rispetto alla comprensione Infinita, non è nulla. E perciò questo è il dono di questo Shabbat: non essere Mai soddisfatti.
Non siamo connessi alla consapevolezza del Mondo Infinito. Pertanto, non abbiamo il vaso per le vere benedizioni. Abramo, in ogni secondo della sua vita, desiderava la comprensione più profonda, la connessione più profonda e la benedizione più profonda, perché sapeva che esistevano. Uno dei più grandi doni di questo Shabbat va oltre il punto in cui si trova la maggior parte di noi: chiedere di avere la consapevolezza costante di essere in grado di comprendere che tutto ciò che abbiamo e comprendiamo, rispetto alle benedizioni Infinite e al Mondo Infinito, è niente. Pertanto, desideriamo una vera connessione con il Mondo Infinito, e quando arriveranno le più grandi benedizioni non saremo soddisfatti, perché sappiamo che c'è una benedizione ancora più grande nel Mondo Infinito.