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Lo Strato Protettivo del Lato Negativo

Michael Berg
Aprile 20, 2022
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La porzione Acharei Mot tratta della morte di Nadab e Avihu, i due figli di Aronne. In una delle mie sezioni preferite dell'Or ha'Hayim, il grande kabbalista, Rav Chaim Ben Attar, parla non propriamente della loro morte, ma in realtà, della loro dipartita da questo mondo. Enuncia che essi si sono avvicinati alla Luce del Creatore e sono morti. E l'Or ha'Hayim spiega che Nadab e Avihusi accostarono così tanto alla pura essenza della Luce del Creatore, con un desiderio così santo, che questa vicinanza li portò alla morte. L' episodio viene citato negli scritti dei kabbalisti come il "Bacio del Creatore" che rimuove l'anima dal corpo.

"Sentivano l'amore e la bellezza della Luce..."

Tuttavia, c'è una differenza tra questo bacio nella morte di persone giuste e quella di Nadab e Avihu. Nel caso della persona giusta, si dice che il bacio le vada incontro, il che significa che ha vissuto una vita sempre più connessa alla Luce del Creatore completando così il suo compito in questo mondo, quindi il Creatore le si avvicina con un bacio per unirsi alla sua anima. Ma per Nadab e Avihu fu diverso, perché non completarono il loro compito in questo mondo; piuttosto, scelsero attivamente di andare verso la Luce del Creatore in modo tale da staccare le loro anime dai corpi. Questo è il segreto delle parole: "Si avvicinarono a Dio". Significa che scelsero di avvicinarsi costantemente alla Luce del Creatore, pur sapendo che quel tipo di vicinanza avrebbe reso impossibile alle loro anime di rimanere nei corpi.

Sebbene Nadab e Avihu avessero avuto un'esperienza spirituale entrando nel Tabernacolo e sentito l'amore e la bellezza della Luce del Creatore, erano consapevoli che se avessero continuato su quella via connettendosi alla Luce in quel modo, le loro anime non sarebbero rimaste nei loro corpi. Pertanto, Nadab e Avihu fecero una scelta consapevole: desideravano quella vicinanza più di quanto desiderassero la vita nei loro corpi. Scelsero attivamente di ricongiungersi completamente alla Luce del Creatore, pur avendo ancora del lavoro da completare in questo mondo.

Ecco cosa spiega Rav Chaim Ben Attar sull'elevazione consapevole delle anime di Nadab e Avihu fuori dai loro corpi. E il grande kabbalista, l'Arvei Nachal, Rav David Solomon Eibenschutz (1755-1813), sepolto a Tzfat dall'Ari, riprende questo insegnamento e ci fornisce una comprensione ancora più profonda. Ognuno di noi, afferma, è dotato di ciò che si definisce un'inclinazione positiva e un'inclinazione negativa. Abbiamo tutti un desiderio di fare del bene e un desiderio di fare cose negative, avendo il libero arbitrio. Per permettere a quest'ultimo di manifestarsi, è stato necessario creare l'inclinazione negativa che esiste e risiede in ognuno di noi.

"L'Anima, per natura, vuole tornare alla sua Fonte."

Tuttavia, c'è un segreto più profondo sulla necessità che ciascuno possieda l'inclinazione negativa dentro di sé. Così come non potremmo esistere senza il desiderio positivo, non potremmo nemmeno esistere senza quello negativo. L'inclinazione positiva in noi è un'energia che ci dà vita, proprio allo stesso modo di quella negativa. Ma come possiamo comprendere di ricevere vita dall'inclinazione negativa?

Come abbiamo imparato da Nadab e Avihu, se una persona è veramente immersa nel lavoro spirituale, se è davvero in crescita nella sua connessione, è nella natura dell'anima non voler risiedere nel corpo. Ecco perché, per esempio,è scritto nel Tehillim, Libro dei Salmi, che ad ogni respiro che emettiamo, l'anima vuole andarsene. Essa non desidera rimanere in questo corpo, soprattutto se si risveglia nuovamente per sentire la connessione con la Luce del Creatore. Sappiamo che è il desiderio di ogni cosa di tornare alla sua fonte, e la sorgente dell'anima è la Luce del Creatore. Come tale, se non esistesse un sistema strutturato che quasi costringe l'anima a rimanere all'interno del corpo, questa lo lascerebbe continuamente.

Così, per impedire all'anima di abbandonare il corpo ogni volta che percepisce la Luce, il Creatore ha colto la nostra essenza, la nostra anima, quella natura positiva che è veramente il nucleo di ciò che siamo, e l'ha avvolta nel desiderio più negativo, nell'unico aspetto che è esattamente l'opposto della Luce del Creatore: il Desiderio di Ricevere Solo per Sé. E quindi, ciò che chiamiamo inclinazione negativa è, in realtà, una protezione. Se non fosse per l'inclinazione negativa che è in ognuno di noi, la nostra anima sarebbe fuori dal corpo.

Il Lato Negativo non esiste solo per darci il libero arbitrio. Certo, è una delle ragioni, ma è lì anche per permettere la vita nel corpo umano. Perché se l'anima non fosse stata forzatamente rivestita da questo Desiderio di Ricevere Solo per Sé, non rimarrebbe nel corpo. Il Lato Negativo è sempre lì per intervenire e assicurarsi che non diventiamo troppo spirituali o connessi. Ciò che è successo a Nadab e Avihu, quindi, è che lo strato protettivo dell'inclinazione negativa si è infranto.

Grazie a questa comprensione, iniziamo a renderci conto che sentirsi a volte disconnessi fa parte della protezione, di ciò che ci mantiene in vita. Ogni volta che avvertiamo qualsiasi tipo di mancanza, di certo una mancanza spirituale, ciò che percepiamo e a cui ci stiamo connettendo è lo strato protettivo che conserva la nostra anima nel corpo. Essa, per natura, vuole tornare alla sua fonte, quindi per permetterci di impegnarci nel nostro compito nel mondo, il Creatore ci ha elargito un dono che ci consente di vivere: l'inclinazione negativa. Questa costruisce uno strato, un guscio intorno all'anima e non le permette di connettersi al 100% e raggiungere completamente lo stato in cui desidera lasciare il corpo. Essere racchiusi in questa attitudine negativa ci consente di svolgere il nostro lavoro in questo mondo. È davvero un bellissimo insegnamento, un dono.


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