Questo articolo sulla porzione della settimana è stato pubblicato originariamente nel 2020.
Sono sicura che tutti avrete visto e usato le faccine delle scimmiette che hanno gli occhi, le orecchie e le bocche coperte. Ma avete mai pensato quale sia la loro origine e cosa vogliano significare? L'origine di questi tre personaggi è un po' incerta. Di origine Giapponese, dipinte sui muri dei templi Shintoisti, forse hanno anche radici Buddhiste o addirittura Hindu. Sebbene nella nostra cultura occidentale esse abbiano una connotazione di solito negativa per il fatto che descrivono qualcuno che chiuderebbe un occhio di fronte a qualche malefatta, il loro originale significato è che è saggio "non vedere il male, non parlare male e non ascoltare il male". (Qualche volta comunque si vede anche una quarta scimmietta con le mani incrociate, a simboleggiare il "non fare del male").
La porzione di questa settimana si chiama Shoftim, che significa "Giudici" e, nella Torah leggiamo i dettagli di come doveva essere gestito il sistema giudiziario. Rav Berg, in relazione a questa porzione, era solito insegnare che ci sono dei cancelli che l'anima attraversa quando lascia questo mondo. Ognuno ha un guardiano che lascia o non lascia passare quell'anima. Questi cancelli corrispondono anche alle "porte" che abbiamo in noi - occhi, bocca, narici, etc; in breve, le aperture attraverso le quali percepiamo la nostra realtà.
Avete mai pensato che quando non ci piace qualcuno per un qualunque motivo sembra che tutto quello che fa, anche se lo fa in totale buona fede, sia sbagliato? Certamente è qualcosa che abbiamo provato tutti. Il motivo è che in realtà non percepiamo la realtà per come è. I nostri occhi vedono, le nostre orecchie sentono qualcosa, ma tutto è filtrato attraverso la nostra mente. Nel caso di qualcuno che non ci piace, vediamo sgradevole tutto quello che fa, attraverso la nostra lente interiore.
Nessuno di noi è davvero oggettivo. In un modo o nell'altro, la nostra percezione è stata alterata. Il nostro modo di vedere il mondo è formato da numerose cose - l'ambiente in cui siamo cresciuti, la società, la religione, la cultura, il sistema di credenze, etc. Eppure, nella Bibbia si dice che quando si lascia questo mondo, non saremo solo giudicati sulla base delle nostre azioni, ma anche sulla base dei nostri sensi, per come abbiamo percepito la realtà. Allora, cosa dobbiamo fare?
Essere spiritualmente consapevoli significa vivere con la consapevolezza di ciò che lasciamo entrare e uscire dai nostri occhi, dalle nostre orecchie e dalla nostra bocca. Ci è stato il dono di poter scegliere ciò che è giusto negli altri piuttosto che ciò che è sbagliato. Possiamo essere consapevoli dell'opportunità di dire una parola gentile su qualcuno e astenerci dall'ascoltare i pettegolezzi. Anche se c'è una persona con cui proprio non andiamo d'accordo, possiamo almeno trovare un lato positivo e concentrarci solo su quello, comprendendo che creiamo una benedizione per noi stessi attraverso quello sforzo.
Essere consapevoli delle proprie porte non significa che ti esponi con le persone pericolose o rinunci al buon senso e al discernimento. Significa che, prima di dire qualcosa, ci pensi o fai un passo indietro e consideri un altro punto di vista prima di reagire.
È molto facile e veloce approcciare una persona, giudicarla e in un attimo confrontarsi con essa o trovarle dei difetti (sebbene questo abbia di solito più a che fare con la nostra insicurezza che con qualunque altra cosa). Vedere con quello che in Ebraico chiamiamo "ayin tov" (occhio benevolo) significa percepire le cose con benevolenza, ricordando che c'è una scintilla divina in tutti i figli di Dio. Sembra un piccolo sforzo, forse insignificante, ma quando vediamo la Luce negli altri, la nostra Luce brilla più forte nel mondo.