Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel 2016.
Se vi ricordate, a Rosh Chodesh di Elul (Nuova Luna della Vergine), abbiamo appreso che Mosè salì sul monte e ritornò il giorno di Yom Kippur, pregando che Dio ripristinasse il rapporto con le persone che si erano smarrite in seguito all'episodio del vitello d'oro. Mosè, in quel momento, pregò non solo per il perdono, ma per ripristinare l'amore e ristabilire l'unità.
Alcuni dicono che Mosè avesse aperto un canale di misericordia e amore tra l'uomo e Dio, aprendo, con le sue preghiere, una finestra e creando uno spazio per l'espiazione che avviene a Yom Kippur.
Gerusalemme non è una città santa perché lì venne costruito il Tempio, ma piuttosto quella terra era ed è, da tempo immemorabile, un portale che rivela la più potente infusione di Luce in questo mondo fisico.
Tenendo questo bene a mente, sappiamo che Mosè non fu la causa di quell’apertura, ma piuttosto che egli ebbe accesso alla conoscenza di quello che stava succedendo nell'universo, la possibilità di tornare ad essere un tutt’uno col Creatore nel decimo giorno di Tishrei (Bilancia).
Ciò che avviene a livello cosmico a Yom Kippur è una delle più prodigiose manifestazioni di saggezza che il mondo abbia mai conosciuto. Approfondire quanto ci dicono Rav Isaac Luria (l'Ari) e Rav Ashlag significa comprendere la fisica quantistica, la scienza missilistica e la storia biblica allo stesso tempo. Farò del mio meglio, a modo mio, per dipingere un quadro di ciò che avviene in questo momento dentro di noi e nei Mondi Superiori.
Fatta eccezione dei dieci giorni tra Rosh Hashanah e Yom Kippur, l'universo è stato progettato con l'attributo della misericordia. Un filtro o velo, che separa la causa dall'effetto e che ci permette di trasformare e cambiare, prima che le conseguenze delle nostre azioni si manifestino nella nostra vita. Tuttavia, in questo periodo di dieci giorni che termina con Yom Kippur, questo filtro (Zeir Anpin) si addormenta. Ora, senza di esso, sentiamo completamente il giudizio, che normalmente consideriamo una cosa negativa perché non vogliamo la risposta immediata alle nostre azioni negative.
Tuttavia, possiamo provare a immaginare come sarebbe se i nostri pensieri e le nostre azioni fossero solo positivi? Il giudizio sarebbe un'ottima cosa, perché potremmo beneficiare immediatamente di quelle azioni, di quei semi buoni che abbiamo piantato, subito, senza il tempo né lo spazio. È un concetto insondabile. Ma la possibilità di separare da noi la negatività che abbiamo seminato è ciò che ci viene dato in questo momento. Lo scopo di Elul era quello di sradicare tutti i semi negativi e sostituirli con altri nuovi. Se abbiamo lasciato qualche seme indietro, abbiamo Rosh Hashanah, dove possiamo recidere le restanti qualità negative che ci sono sfuggite in Elul, mentre la Luce di Binah splende su di noi senza lo schermo di uno Zeir Anpin addormentato.
E poi, prima di passare dai mesi maschili dell'anno in cui si piantano i semi (i mesi maschili iniziano il primo di Nissan e si concludono alla fine di Elul) ai mesi femminili dell'anno in cui i semi si manifestano (i mesi femminili iniziano il primo di Tishrei e si concludono in Adar) ci viene dato Yom Kippur. Questo giorno speciale è la fase finale della rimozione, in cui possiamo isolare completamente le qualità negative e tagliarle dal nostro essere. Come dice lo Zohar nella porzione di Pinchas:
“In questo giorno, che è Yom Kippur e che viene chiamato “santo”, l'Albero della Vita ha il controllo, e nessun diavolo o spirito maligno si unisce ad esso, e da parte sua, “né il male abiterà con te, (Salmi 5:5) ma è tutto il bene. Ed è per questo che nell'Albero della Vita gli schiavi trovano riposo e vanno verso la libertà, uscendo dalle loro catene”.
In questo modo Malchut, ora libero, può salire a Binah per ricevere tutto ciò che Binah può darci. Binah è il magazzino dell'energia, la dimora della qualità più elevata e pura della Luce che ci sostiene per l'anno a venire.
Spero che questo sia chiaro. A volte è così difficile usare la mente per comprendere l'enormità di questo processo. Usiamo quindi il cuore.
Amo la poesia e il linguaggio che dipinge un'immagine o suscita una sensazione. Spesso trovo che semplici parole possano creare un'immagine che apre la nostra consapevolezza e la nostra comprensione. Mentre preparavo questo articolo, mi sono imbattuta in una cosa che ho trovato molto bella e spero che lo sia anche per voi. Si dice che durante Yom Kippur vogliamo enumerare e rivedere tutto ciò che abbiamo fatto e tutto il dolore che abbiamo causato. Anche i migliori di noi, ci viene ricordato, hanno commesso delle crudeltà. Eppure, come possiamo essere felici di questa consapevolezza? Come possiamo elevare la nostra gioia al nostro io più elevato e puro mentre siamo soggiogati dal pensiero dei nostri “peccati”?
Questo è bellissimo. Yom Kippur porta un'ondata di gioia al Creatore, quando l'umanità espelle tutti i detriti che sono in noi, mentre ci troviamo all'ingresso del Suo Palazzo. Per me, questa frase commovente descrive tutto ciò che avviene a Yom Kippur, quando il mondo fisico si eleva a Binah e noi ci liberiamo di ciò che sporca la nostra anima per poter beneficiare di tutti i tesori del Suo Palazzo.
Chayei Adam scrive: “Dio ama il suo popolo perché cerca di essere benevolo e non desidera che l'uomo muoia, ma piuttosto che si ravveda dal cammino del male e viva”.
È importante ricordare in questo momento che tutto ciò che Dio vuole da noi è scegliere di lasciarci alle spalle ciò che ci separa dalla sua benevolenza. Yom Kippur porta gioia a Dio, che a sua volta la dona a tutti noi per amore.
Questo è ciò che Mosè sapeva. E ora, grazie ai kabbalisti, lo sappiamo anche noi.